COMPIANO “premio Ilaria Alpi 2023” vincitori 5A Scientifico Zappa Fermi di Borgotaro: Gloria Ruggeri Enrico Pezzi Matteo Boglioli

Prima edizione del “Concorso Ilaria Alpi”, Compiano 24-5-2023

Introduzione di Gloria Ruggeri studente 5A Liceo Scientifico Zappa Fermi di Borgotaro.

Prima classificata insieme a_

  • Enrico Pezzi con 

“The Line: futuro utopico o tragico presente?”

  • Matteo Boglioli con

“L’Arabia Saudita” e “Vision 2030”

L’epoca attuale, di grandi trasformazioni, ha messo a contatto popolazioni e civiltà diverse che hanno concepito in modo profondamente differente il ruolo dell’uomo e dei diritti umani. 

In una società sempre più complessa come quella in cui viviamo, è importante riflettere sul problema della convivenza e del confronto tra culture diverse.

Nelle civiltà tradizionali e nelle civiltà orientali prevale un forte senso di appartenenza alla collettività capace di sovrastare l’identità individuale.

Un cammino del tutto particolare percorre, invece, la civiltà occidentale in cui, almeno da una certa epoca in poi, si dà spazio all’autonomia dell’individuo come singola persona e al pieno rispetto dei diritti individuali.

 Per quanto riguarda l’Italia, la Costituzione repubblicana (emanata nel 1947) è, infatti, solidamente imperniata sui principi di democrazia, di libertà, di eguaglianza, di pluralismo e di autodeterminazione.

È fondamentale, ad esempio, l’articolo 3, in cui si sancisce solennemente che è compito della Repubblica italiana garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini.

Più in generale, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu del 1948, ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona, vietando espressamente ogni stato di schiavitù o di servitù.

Il secolare cammino di eguaglianza approda, dunque, a principi sanciti a livello internazionale: 

una delle più luminose conquiste del mondo in cui viviamo.

“The Line: futuro utopico o tragico presente?”

La città verticale lunga 170 km nel deserto dell’Arabia Saudita che mette alla prova i limiti della competenza umana.

Il progetto.

Nell’ottobre del 2022 sono iniziati i lavori per la costruzione di “The Line”, la città utopica che attraverserà per ben 170 km il deserto dell’Arabia Saudita. 

Con una larghezza di 200 metri e un’altezza di 500 metri sopra il livello del mare, si stima che questa città del futuro potrà ospitare 9 milioni di persone. 

Il progetto sembra inoltre avere a cuore l’impatto ambientale, tanto che gli stessi ideatori affermano che tale struttura produrrà “ZERO” emissioni e sarà alimentata completamente con energie rinnovabili.

 L’obiettivo della città verticale è anche quello di permettere ai residenti di raggiungere ogni tipo di servizio e avere tutte le comodità necessarie nel raggio di 5 minuti di camminata, essendo completamente assente un impianto stradale volto all’eliminazione dell’utilizzo di automobili.

 Sarà inoltre presente una linea ferroviaria ad alta velocità che permetterà di percorrere l’intera città, da un capo all’altro, nell’arco di 20 minuti.

 

 “The Line” tuttavia è solo una delle strutture facenti parte di un progetto ancora più ampio che prende il nome di “NEOM”. 

Le prime tre lettere derivano dal prefisso greco neo – che significa nuovo – mentre la lettera “M” è ripresa dall’iniziale di una parola araba, “Mustaqbal” – che significa futuro. 

Nel complesso dunque, NEOM è una visione futuristica di un nuovo modello di vita, lavoro e sostenibilità, messo in atto e ideato dagli Emirati Arabi Uniti.

 

Le problematiche.

Il progetto di The Line, così presentato, sembrerebbe quindi rivoluzionario, un’eccellenza in termini di architettura, urbanistica e tecnologia: in poche parole il futuro. 

Ma è davvero così? 

Quanta energia servirebbe per costruire una città del genere? 

Come può realmente definirsi a zero emissioni una città che viene costruita dal nulla? 

Quanto ferro, vetro, acciaio e cemento servirebbero per realizzarlo?

L’accademico britannico Philip Oldfield ha stimato che la costruzione di The Line produrrebbe oltre 1,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, equivalente a più di quattro anni delle emissioni totali del Regno Unito.

 Oltre a problemi dovute alle facciate in vetro, che riflettendo la luce in un clima caldo come quello del deserto saudita potrebbero bruciare il territorio circostante, la presenza di un effettivo muro continuo nel mezzo del deserto presenta gravi problemi ambientali. Sarebbe infatti un enorme problema per le migrazioni animali, come quelle dei volatili, e anche per la biodiversità delle zone interessate, per non parlare poi dei costi per la realizzazione di un progetto del genere.

 Inoltre, col perseguimento della realizzazione di NEOM, si giungerebbe al dislocamento di una popolazione tribale che risiede proprio nel territorio interessato.

Per quanto dunque questo progetto possa suscitare un certo fascino, dovuto al suo essere per certi versi visionario e specchio di un futuro utopico, è innegabile che vi siano delle criticità e dei problemi di fondo. 

La forza dei progetti utopici, come di quelli nati nel corso del 1900, è sempre stata una forza astratta, derivante dalla loro effettiva irrealizzabilità. 

Ciò che dunque rompe tale meccanismo e che spaventa, sono appunto le immagini delle ruspe che scavano nel deserto, le quali testimoniano un’effettiva realizzazione concreta del progetto. 

E’ proprio in questa concretizzazione, però, che un’utopia, un sogno, si trasforma in distopia, cioè in incubo.

Pezzi Enrico

L’Arabia Saudita e “Vision 2030”

Questo progetto rappresenta l’emblema del progetto politico “Vision 2030”, di Mohammad bin Salman Al Sa’ud, principe ereditario del Paese. 

L’obiettivo sarebbe quello di ammodernare il Paese per renderlo un colosso economico al pari degli stati europei, tra le tappe da percorrere c’è quello di slegare il paese dal giogo del petrolio e di sviluppare un’economia più moderna. Infatti “The Line” ha l’intenzione di essere totalmente ecosostenibile.

Questo progetto, come “Palm Islands”, hanno lo scopo di dipingere l’Arabia Saudita come un Paese moderno, anche se flagellato da problemi sociali e tabù taciuti, 

come:

 la pena di morte, il divieto degli alcolici, lo sfruttamento dei lavoratori e la mancanza del rispetto dei diritti fondamentali (una donna deve ancora avere il consenso di un protettore per alcune cure mediche o sposarsi).

Portare a galla questi tabù è molto pericoloso, infatti può portare alla morte, questo è il caso Khashoggi.

Jamal Khashoggi era un giornalista arabo che ha militato in diverse testate giornalistiche di primaria importanza, ma nel 2017 decise di abbandonare il paese, dicendo che il governo saudita lo stava censurando, in particolare su Twitter.

 Durante l’esilio autoimposto si oppose fortemente al governo dell’Arabia Saudita, criticando fortemente il progetto “The Line”, come progetto insensatamente costoso, che in caso di fallimento avrebbe portato il Paese ad affrontare problemi economici, che già ora non mancano.

Khashoggi scomparve il 2 ottobre 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.

Caso Khashoggi.

Il 2 ottobre due jet privati atterrano all’aeroporto di Istanbul, tra i passeggeri vi sono ufficiali delle forze speciali e funzionari dell’intelligence saudita; i quali hanno fatto il check-in in due hotel vicino al consolato.

Alle 9.55, un uomo identificato come Maher Abdulaziz Mutreb, e precedentemente visto con l’entourage del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, è stato filmato da una telecamera di sorveglianza mentre camminava verso il consolato.

 

 Alle 13:14 Jamal Khashoggi arrivò per ritirare i documenti che aveva richiesto la settimana prima. Mezz’ora prima di arrivare per il proprio appuntamento, al personale nazionale turco che lavorava nell’edificio viene chiesto di prendere il resto della giornata libera.

Khashoggi si era recato al consolato per ottenere un documento che provasse il suo divorzio.

 Questo documento gli avrebbe permesso di sposare la sua fidanzata, Hatice Cengiz, una cittadina turca, che lo aspettava fuori dall’edificio. 

Jamal tuttavia disse a quest’ultima di dare l’allarme se non fosse tornato entro quattro ore.

Khashoggi si trovava ancora all’interno del palazzo passate le 16:00, nonostante gli orari di attività del consolato prevedessero la chiusura alle ore 15:30. 

Hatice, non vedendolo uscire, denuncia la scomparsa. Verso le 16:00 alcune fonti hanno riferito al Guardian che sei auto con targhe diplomatiche abbiano trasportato i funzionari sauditi e Khashoggi o il suo corpo nella casa del console generale.

 Il personale di casa fu sorpreso per la

richiesta di non lavorare quel giorno.

 Alle 15.43 Mutreb è stato filmato all’esterno della residenza del console generale saudita.

Pur avendo prenotato le stanze per tre notti, la squadra saudita ha ritirato i bagagli e ha lasciato gli hotel martedì sera.

Le autorità turche hanno affermato che il filmato della telecamera di sicurezza del giorno dell’incidente è stato rimosso dal consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul. 

Gli investigatori della polizia turca hanno riferito ai media che le registrazioni delle telecamere di sicurezza non hanno mostrato alcuna prova che Khashoggi avesse lasciato il consolato.

La polizia turca crede che Jamal sia stato torturato e ucciso all’interno del consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.

Alcuni analisti hanno suggerito che Khashoggi avrebbe potuto essere considerato particolarmente pericoloso dalla leadership saudita perché non era un dissidente di lunga data, ma piuttosto un pilastro dell’establishment saudita, dato che era stato vicino alle cerchia dominante per decenni. 

Aveva inoltre lavorato come redattore presso varie emittenti ed era stato consigliere di un ex capo dell’intelligence saudita.

Il 16 novembre 2018 la CIA ha concluso che Mohammad bin Salman è stato il mandante dell’omicidio di Khashoggi.

Boglioli Matteo

 

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