Operazione antidroga nelle valli del Taro e del Ceno. I DETTAGLI
[in copertina una immagine di repertorio]
Durante le prime ore del 30 maggio 2023 i militari della Compagnia Carabinieri di Borgo Val di Taro, coadiuvati da quelli delle Compagnia Carabinieri di Fidenza, Salsomaggiore Terme e Parma, con il supporto dei cani antidroga del Nucleo Cinofili dell’Arma, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Parma nei confronti di sei persone residenti in Comuni della Provincia di Parma, tutte sottoposte ad indagini per il reato di detenzione a fini di spaccio e cessione di sostanze stupefacenti.
La Procura della Repubblica di Parma, infatti, sulla scorta dei gravi, puntuali e concordanti indizi raccolti a carico degli indagati dai Carabinieri di Borgotaro per i reati innanzi indicati, ha chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Parma l’adozione delle misure cautelari nei confronti delle sei persone.
I soggetti complessivamente coinvolti nelle indagini sono otto, giacchè, oltre ai sei destinatari di muisura cautelare, vi sono altre due persone (un italiano ed un moldavo), residenti ed operanti in Borgo Val di Taro, nei cui confronti però non è stata avanzata richiesta cautelare per le dimensioni più ridotte dell’attività illecita.
A tutti gli indagati è stato contestualmente notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Nel dettaglio il G.I.P.:
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per due soggetti di nazionalità albanese e residenti a Parma e Montechiarugolo ha ritenuto necessaria la custodia cautelare in carcere;
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per un soggetto albanese e residente a Colorno ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari;
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per un soggetto di origine calabrese residente a Salsomaggiore Terme ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza;
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per due italiani residenti a Bardi, il primo di Borgo Val di Taro ed il secondo di Pontremoli ha disposto la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
I predetti provvedimenti sono il frutto di un’articolata attività di indagine svolta dall’Arma di Borgotaro, cordinata dalla Procura di Parma, anche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, le cui risultanze sono state riscontrate da numerosi servizi di pedinamento ed osservazione, arresti in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e sequestri di droga.
L’attività ha avuto origine dall’arresto, operato nel maggio del 2020 nel capoluogo della Valtaro, di due cittadini di nazionalità nigeriana, colti nell’atto della cessione di 10 grammi di cocaina ad una persona del posto.
L’indagine, come detto, è stata suffragata da riscontri sul territorio, quali ad esempio l’arresto in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti di un giovane valtarese trovato in possesso di oltre 200 grammi di marjuana ed un bilancino per la suddivisione della sostanza da porre in vendita.
I riscontri operati, in stretta aderenza al coordinamento e alla direzione investigativa della Procura della Repubblica di Parma, ha permesso di accertare il ruolo di rilievo assunto da due soggetti di Bardi e da un altro di Borgotaro nella fornitura di cocaina a persone dimoranti nell’alta Valtaro e nell’alta Valceno.
I successivi accertamenti, svolti sia facendo ricorso ad attività investigativa classica che sfruttando metodi moderni di intercettazione, hanno permesso di individuare i canali di approvigionamento della cocaina destinata all’alta Valtaro e Valceno: risultati essere 3 soggetti di nazionalità albanese residenti a Parma e provincia ed un soggetto calabrese residente a Salsomaggiore Terme.
Le indagini hanno fatto emergere come l’attività di spaccio posto in essere dagli indagati sarebbe stato condotto sistematicamente con modalità professionali, ben organizzate e per quantitativi di droga complessivamente non modesti.
Diverse sono state le contromisure che gli indagati avrebbero posto in essere per eludere le investigazioni:
- manovre stradali anomale, quali percorrere più volte la stessa rotonda, per impedire i pedinamenti in occasione del trasporto o cessione di stupefacente;
- cambio di chede telefoniche per scongiurare le intercettazioni telefoniche;
- linguaggio criptico o in codice nelle conversazioni telefoniche (per esempio la cocaina è stata associata a nomi di donna diversi in base alla qualità e quantità di stupefacente richiesto: Antonella, Beatrice, Costanza).
Le sostanze stupefacenti messe in vendita sono cocaina, hashish, marijuana.
Durante l’indagine sono stati sequestrati complessivamente circa 240 grammi di stupefacenti fra cocaina e marjiuana e la somma di 20 mila euro in contanti.
Durante le indagini è emersa l’esistenza di due coppie di indagati ciascuna delle quali agiva mediante un interscambio di ruoli, nel senso che i componenti di in ciascuno di questi duo i componenti del minigruppo erano interscambiabili, tanto che gli acquirenti si rivolgevano indifferentemente all’uno o all’altro, essendo nota la collaborazione interna al minigruppo.
Il duo di albanesi residenti, rispettivamente, a Parma e Montechiarugolo, avrebbe agito, in qualche misura, con la copertura di un esercizio commerciale di materiale elettrico in Parma, gestito da uno dei due che, avendo riportato nel recente passato una condanna per la stessa tipologia di reato, evidentemente mirava a non esporsi eccessivamente, tanto che le operazioni di materiale cessione di stupefacenti, nell’ambito di più paesi della provincia, erano riservate all’altro soggetto albanese, formalmente incensurato.
Per tale duo, attraverso le intercettazioni sono stati identificati oltre venti clienti, ai quali la droga veniva consegnata in punti convenzionali da uno dei due; una volta accertato -sia pure ai limitati fini della presente fase investigativa- che il rapporto tra l’albanese/presunto spacciatore ed il cliente era finalizzato alla cessione di droga a detti clienti, mediante l’analisi dei messaggi wattshapp è stato possibile ricostruire una rete di oltre 500 cessioni di cui il duo si sarebbe reso autore nell’arco di pochi mesi.
E’ altresì emerso che l’esercizio commerciale sarebbe stato utilizzato per convogliarvi merce di provenienza furtiva, sottratta da un ulteriore soggetto ad esercizi dislocati in centri commerciali (fatti però non procedibili per mancanza di querela).
Infine il titolare dell’esercizio commerciale in questione è indagato anche per la ricettazione di un televisore di qualità, che sarebbe stato a sua volta oggetto di furto.
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La vicenda viene sottolineata con diffusione di notizia-stampa apparendo sussistenti le ragioni di pubblico interesse rilevabili dai seguenti due elementi:
- ampiezza e reiterazione nel tempo delle condotte illecite poste in essere nel settore degli stupefacenti da una serie di soggetti che, in alcuni casi, hanno raggiunto i due anni di attività documentata;
- la diffusione delle attività illecite, oltre che nel capoluogo ed in centri come Salsomaggiore (già interessati più volte dal fenomeno dello spaccio di stupefacenti), in una pluralità di centri della provincia generalmente ritenuti immuni e comunque tranquilli (Borgo Val di Taro, Bardi, San Polo di Torrile, Montechiarugolo, Monticelli, Basilicanova, Collecchio).