VALMOZZOLA PER LE DONNE: UNA PANCHINA ROSSA A MORMOROLA

8 marzo, giornata internazionale della donna. Chi scrive ha abbastanza primavere alle spalle per poter constatare, senza tema di smentita, che su questa data si addensano puntualmente retorica, polemiche inutili, promesse, scempio di mimose, profluvio di cuoricini e cioccolatini… salvo poi dimenticare tutto il giorno dopo. Fortunatamente, non c’è solo questo, ma anche qualche buona intenzione che lentamente – troppo lentamente – si concretizza, ove più, ove meno.
Il Comune di Valmozzola, nel suo piccolo, fa la sua parte onorevolmente e ieri ha inaugurato una panchina rossa, collocata nello spazio antistante il Museo della Resistenza e la Sala Civica comunale, a Mormorola. È un simbolo, un ammonimento, un incoraggiamento, una protesta, una denuncia, perché il mondo femminile versa ancora in una condizione di svantaggio sociale, culturale, professionale, politico…
La cerimonia di inaugurazione, molto partecipata dalla cittadinanza, ha avuto luogo alle 16:00 alla presenza della vicesindaca, nonché assessora provinciale, Beniamina Carretta, che ha fatto gli onori di casa. Tra gli ospiti, c’erano Sandra Boriani, consigliera provinciale con delega alle Pari Opportunità, e Maria Teresa Gardelli, assessora del Comune di Fornovo. Ognuna di loro ha condiviso con i presenti alcune riflessioni pregnanti su quanto ancora ci sia da realizzare per raggiungere una parità reale di diritti e trattamento. Beniamina Carretta ha, inoltre, ricordato l’importanza di una App scaricabile sul telefono, 112 Where are U, che consente di effettuare una chiamata, anche muta, ai Carabinieri che possono così geolocalizzare la posizione di chi chiama. Era peraltro presente anche un rappresentante dell’Arma, il Maresciallo dei Carabinieri di Solignano, Matteo Corsini.
C’erano poi le consigliere del Comune di Valmozzola, i rappresentanti della Pro Loco, degli Alpini, gli Amici del Museo e di Bontà dell’Appennino; e, naturalmente, il sindaco Claudio Alzapiedi, che ha chiuso la cerimonia con un saluto e che aveva scelto di eclissarsi nell’ombra per lasciare spazio alle donne. Il primo cittadino, ricordando come, fortunatamente, il problema della violenza di genere sia pressoché inesistente nella nostra valle, ha voluto anche sottolineare con orgoglio come in Valmozzola il “gentil sesso” trovi ampio spazio da molto tempo: ad esempio, la metà dei membri del Consiglio Comunale è composta da donne, così come lo è quasi la metà del personale del Comune.
Mi sia consentita qualche considerazione finale – probabilmente ovvia – su un tema che richiederebbe molto inchiostro e su cui hanno scritto penne assai più illustri della mia.
Le leggi servono, le istituzioni pure, per non parlare dei Centri Antiviolenza e delle associazioni di volontariato che supportano le donne come possono. Ma il primo punto su cui agire, da scardinare completamente, è la mentalità, superando il patriarcato e intervenendo perché si comprenda DAVVERO, si interiorizzi e si assimili l’idea che dovrebbe far carriera chi è bravo/a, sulla base di un curriculum e non dei cromosomi; che anche gli uomini possono lavare i pavimenti senza perdere l’onore, che il rosa non è necessariamente un colore da femmine e che le belle ragazze possono ambire anche a qualcos’altro che non sia far da coreografia svestita in qualche trasmissione televisiva. Non basta aggiungere al vocabolario i femminili “sindaca” e “assessora”: il cambio di rotta deve partire dall’infanzia, dalle famiglie, dal ruolo fondamentale della scuola, che ci prova e fa quello che può, con qualche risultato importante. Il cambio di rotta si vede anche da piccoli segnali: dai giocattoli per femmine e quelli per maschi, dai libri per femmine e quelli per maschi, dai colori, dalla scelta del percorso di studi… cominciamo da lì!
Nella storia, nella letteratura, nelle Arti che si studiano a scuola, le figure femminili sono pressoché inesistenti prima del XX secolo e alle poche che ci sono state viene concesso uno spazio assai esiguo. Forse il cambio di rotta dovrebbe passare anche dall’editoria scolastica, che potrebbe parlare magari delle “Streghe della notte”, cioè le pilotesse sovietiche volontarie che contribuirono a sgominare i nazifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale; o della pittrice Artemisia Gentileschi (1593-1654?), che subì uno stupro, affrontò un processo umiliante, eppure fece una straordinaria carriera contando solo sulle proprie capacità; o dare maggior riconoscimento a Emmeline Pankhurst, che lottò per il diritto di voto alle donne, e a tutto quel mondo femminile che durante la Grande Guerra prese il posto degli uomini impegnati al fronte e mandò avanti l’Italia e che poi, una volta terminato il conflitto, tornò ai fornelli, con la spinta di Mussolini.
E tante altre.
Ecco, l’auspicio è che ciò che le donne hanno faticosamente conquistato possa dare altri frutti in un futuro non troppo lontano e che mai possa arrivare qualcuno che imponga un’inversione di rotta.
Grosseschwäne 🦢