REGIONE. Daffadà chiede di rivedere la norma sul terzo settore: “Non è sostenibile… che … sia prevista un’unica categoria fiscale per gli Enti che abbiano un bilancio tra 0 e 200.000 euro”

Il tema del Terzo settore entra nella discussione in Assemblea regionale grazie a una risoluzione sottoscritta dai consiglieri Amico, Maletti, Daffadà e altri impegna la Giunta a sollecitare azioni di sostegno a un universo di piccole e grandi realtà che operano positivamente nella vita delle comunità.

Questa richiesta nasce dall’interessante confronto con i territori avvenuto nei mesi scorsi durante il tour di presentazione della legge regionale sul terzo settore, che arriverà in aula nei prossimi mesi, dove le associazioni hanno avuto modo di dialogare con i consiglieri regionali sulle principali problematiche relative al proprio settore.

In particolare la risoluzione pone l’attenzione sulle piccole associazioni, gravate da oneri burocratici a volte insostenibili e invita a introdurre modifiche al Codice del Terzo Settore nel senso della semplificazione, prevedendo per quelle di piccole e medie dimensioni un quadro fiscale certo e non penalizzante «Non è sostenibile e nemmeno corretto che nella situazione attuale sia prevista un’unica categoria fiscale per gli Enti che abbiano un bilancio tra 0 e 200.000 euro complessivi – precisa il consigliere Matteo Daffadà che ha sottoscritto l’atto – questo settore prezioso va aiutato in ogni modo trovando il giusto equilibrio tra regole e trasparenza. Il clima attuale invece è quello di un generale sospetto e sfiducia dopo che alcune inchieste hanno coinvolto soggetti no profit».

Il Terzo settore è un universo complesso e articolato: enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che promuovono e realizzano attività di interesse generale grazie all’impegno di molti volontari.

«Sono soggetti diversi per natura e storia, eterogenei nella forma statutaria e organizzativa, con la coesistenza di professioni e volontariato – precisa Daffadà – La riforma del terzo settore ha cercato, anche meritoriamente, di rivedere il quadro normativo, ma presenta ancora diverse lacune. Si corre così il rischio di imporre impegni molto gravosi dal punto di vista burocratico, non sempre calibrati anche su diversità e dimensione dei soggetti, che di fatto rendono estremamente difficile l’esercizio di partecipazione popolare».

Per questi motivi la risoluzione invita la Giunta a sostenere le modifiche in materia fiscale per il Terzo settore contenute nei decreti attualmente in discussione in Parlamento; a sollecitare il riconoscimento delle prerogative per l’esercizio dei servizi mutualistici; ad approfondire i criteri di armonizzazione delle opportunità che oggi sono riconosciuti alle associazioni sportive, perché vengano estesi anche agli enti di Terzo settore di natura associativa; ad affermare con forza la necessità di valorizzare economicamente e socialmente il lavoro che si sviluppa attraverso le attività delle imprese e delle cooperative sociali; a ribadire la necessità di introdurre le modifiche ai termini di applicazione del RUNTS già segnalate in sede di Conferenza Stato-Regioni.

 

 

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