Esiste una bellezza e un fascino particolare nei luoghi dimenticati nel tempo; un’attrazione per quelle cose e quei posti che, sembra, abbiano finito il loro corso, e siano arrivati al momento in cui “non servono più” e, così, si abbandonano.

Oggi vi portiamo in un paese malinconico, un borgo costruito interamente in pietra, che custodisce un tesoro storico ormai nascosto nei boschi e spesso dimenticato.

Lavacchielli è un villaggio antico, nascosto tra le foreste, a valle tra il Monte Barigazzo e il Monte Tagliata.

Da Bardi, con la macchina possiamo arrivare fino alla località Cerreto, dopo aver passato Brè.

Parcheggiamo un po’ prima di arrivare alle case, poi iniziamo il nostro cammino.

Il sentiero è ombreggiato, ampio e veniamo accompagnati, a tratti, da muretti e alcune piccole costruzioni in pietra.

Seguiamo i segni bianchi e rossi e incontriamo un canale coperto in cui, sia il tunnel che l’imbocco esterno, sono interamente costruiti con la roccia.

Avanzando in mezzo ai boschi ci avviciniamo sempre di più alla storia e al tesoro custodito dalla nostra meta.

Quando il sentiero si divide, prendiamo la traccia a sinistra e proseguiamo superando qualche lieve salita fino a raggiungere un nuovo bivio e, questa volta, mantenere la destra.

È qui che, dopo pochi passi, incontriamo delle cascate che invogliano a fermarsi e rilassarsi qualche minuto al suono dell’acqua che cade sulle rocce, si rompe e poi, ricomponendosi prosegue tranquilla il suo corso verso valle.

A seguito della breve sosta proseguiamo ancora e, ad un certo punto, iniziamo a vedere i primi ruderi, appaiono, inizialmente, come se si mostrassero timidamente e poi, qualche passo dopo, ci rendiamo contro di essere in mezzo al paese fantasma che stavamo cercando, circondati da edifici vuoti, ricoperti dalla polvere del tempo che, con il suo passaggio, custodisce e fa a brandelli contemporaneamente.

Proviamo ad addentrarci in alcune di queste case, cerchiamo segni di una vita passata, e rimaniamo fermi ad osservare le pietre che danno forma ai muri.

Sono proprio queste pietre il tesoro che cercavamo, lavorate a regola d’arte dagli scalpellini che abitavano queste valli.

Ma chi sono queste figure? Cosa facevano? Non essendo considerati veri artisti il nome degli scalpellini si è perso nella storia. Ma non si limitavano solo a costruire opere per l’edilizia, davano vita anche a tutt’una serie di manufatti come mortai, pestelli, macine, vasche, abbeveratoi per animali, canali di scolo…

Lo scalpellino lavorava per ore la pietra, spesso costretto in posizioni scomode o poco sicure.

Si tratta delle stesse figure che lavoravano nella costruzioni delle grandi piramidi in Egitto, e, fin dall’inizio, considerati operai e non artisti per il fatto che dovevano creare materiale tutto uguale e in serie, ma la pietra era il materiale più resistente a disposizione per svariati usi e loro erano gli unici in grado di metterci le mani, gli unici capaci di dar loro la forma di cui si aveva bisogno.

Lavacchielli iniziò a spopolarsi negli anni cinquanta a causa della sua posizione poco accessibile, e, piano piano, non rimase più nessuno.

Ma se durante una passeggiata in questo posto, si tende bene l’orecchio, si riesce ancora a sentire il suono degli scalpelli che incontrano la pietra dura, la roccia che si rompe e il fiato corto dei veri artisti che hanno dato forma a questo villaggio regalando al nostro territorio un tesoro e una storia che non possiamo permetterci di dimenticare.

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