TARO a Fornovo troppa ghiaia in mezzo al fiume, danneggiata arcata ponte Oriano, erosione Osteriazza

Fornovo Taro, i sette km del fiume Taro, tutti sulla sponda destra.

 Sono sette i km. di fiume Taro nel Comune di Fornovo, praticamente tutti sulla sponda destra dell’alveo.

Dal ponte di Oriano, al frantoio della fondovalle, all’Osteriazza, fino alla confluenza con il torrente Ceno.

 La situazione è allarmante.

Al ponte di Oriano si è in fase di restyling con un intervento di 300 mila euro per sistemare il cedimento dell’arcata sulla sponda destra a ridosso della ferrovia, sistemato in via temporanea con dei tiranti anti-crollo.

Qui a monte del ponte, e a valle dell’imbocco della galleria ferroviaria Marta-Giulia, si è creata con il tempo, un’isola di ghiaia al centro del fiume che impedisce all’acqua di defluire su tutte le arcate del ponte.

Ma, a causa di questa “schiena d’asino”, la corrente sbatte sempre pericolosamente proprio sulla prima arcata del ponte.

La causa del suo cedimento.

Una situazione di forte rischio crollo del ponte di Oriano, in occasione di piene, con una possibile grande chiusa, e di una pericolosa conseguente ripercussione d’onda d’urto a valle.

I tempi di attuazione dell’intervento, si spera che inizino il prima possibile, onde affrontare in sicurezza il maltempo dei prossimi mesi.

 Più a valle sempre sulla stessa sponda, dopo il ponte dell’autostrada in prossimitàdi un frantoio, un’altra isola di ghiaia in mezzo al fiume, mantiene il deflusso delle acque sempre verso la sponda destra.

Per la lavorazione, in questo frantoio, viene usata la ghiaia proveniente da Noceto, con numerosi camion che attraversano i centri abitati lungo la Provinciale 357, da Medesano a Felegara, Ramiola, e Fornovo, con scarico e emissioni di inutile CO2 sugli abitati, quando basterebbe prelevare la ghiaia davanti a casa, risolvendo anche il deflusso più armonico del fiume lungo l’alveo centrale.

Scendendo ancora più giù, si arriva ai primi insediamenti abitativi colpiti da questa irregolarità del percorso della acque del Taro, spostato tutto destra.

 In località Osteriazza dove abitano cinque famiglie, l’erosione del fiume verso le abitazioni èda alcuni anni continuo e non ancora arrestato.

 Nelle ultime due piene, quella di primavera e l’ultima di inizio ottobre, il fiume ha eroso una ventina di metri di terreno coltivato.

 Un terreno che ha impiegato un secolo a formarsi con il lavoro della gente, spazzato via in un attimo per mancanza di interventi, reiterati dalla gente del posto da troppo tempo.

 In questo punto, in un alveo largo oltre un km,  un’altra isola in mezzo al fiume, mediamente piùalta piùdi un paio di metri, mantiene nuovamente la corrente sempre sulla sponda destra e verso le abitazione dell’Osteriazza.

 Anche i continui prelievi di ghiaia sulle gallerie filtranti, recentemente posizionate sul lato destro del fiume per l’approvvigionamento dell’acqua, giocano a favore di una pericolosa  situazione che si èvenuta a creare nel tempo.

 Le famiglie residenti il località Osteriazza, hanno chiesto a loro spese di poter creare, a monte, dei gabbioni di protezione, a salvaguardia non solo del terreno non ancora eroso dal fiume, arrivato a poche decine di metri dalle case, ma sopratutto per le loro abitazioni.

 Occorre puntualizzare anche che non gioca a favore di una risoluzione del problema, i continui cambiamenti amministrativi, gli interessi degli attori in gioco di tirare o meno l’acqua al proprio molino, e per primo, ma in realtà è l’ultimo, è in pratica la scollatura provocata dalla pandemia che non aiuta i soggetti preposti alla risoluzione velocissima del problema.

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