Valli del Taro e del Ceno, ma quale successo turistico se metà del territorio provinciale non è nemmeno al 4 posto per presenze?

Ho letto diversi articoli che strombazzano il successo turistico delle valli del Taro e del Ceno, ovviamente come abitante delle valli mi fa molto piacere, ma la cosa che in tanti non hanno notato è che l’Unione pedemontana parmense, ciò quella parte di territorio che va da Collecchio fino a Traversetolo, un territorio infinitamente meno esteso e probabilmente meno bello di quello appenninico, è al terzo posto di per presenze turistiche in provincia di Parma

….. ma ai primi due posti non ci sono ne’ l’Appennino ovest nè l’Appennino est bensì, Parma e Salsomaggiore.

Tenendo conto che le valli del Taro e del Ceno (quella parte di parmense che va da Fornovo  al Passo dello Zovallo  e da Medesano a Santa Maria del Taro) costituiscono il 43% del territorio provinciale,  non penso che si possa dire che il turismo stia andando bene,

Poco meno della metà del territorio provinciale (e probabilmente tra le zone più belle del parmense) sicuramente non è nemmeno al 4° posto per presenze turistiche in provincia…. si può parlare di successo del turismo?

A mio parere il problema nasce (oltre che da leggi regionali e nazionali che uccidono i territori montani) dalla frammentazione politica e dai campanili.

In Appennino non si riesce ad individuare una strategia comune per poter andare a chiedere risorse importanti per dare davvero il via a uno sviluppo turistico importante del territorio.

Un aumento c’è stato, forse a causa del caldo, ma non c’è dietro nessuna strategia nessun progetto, questo fa pensare che sarà solo un fuoco di paglia…  o meglio un “un colpo di sole.”

…. e questo perché i nostri politici preferiscono andare ad elemosinare poche centinaia di euro per il proprio comune piuttosto che milioni di euro per tutti i 16 comuni.

I comuni della pedemontana parmense che hanno deciso di mettersi insieme per gestire e per sviluppare il turismo nel loro territorio, sanno che la politica del campanile  o del’accaparramento delle risorse da parte  dei politici più capaci ai danni dei meno capaci non porta da nessuna parte. Solo una strategia comune che porti vantaggi a tutti può dare risultati. 

Una frase del sindaco di Collecchio Bianchi,a  proposito di un nuovo centro commerciale a Collecchio, mi risuona ogni  tanto in testa  “non dobbiamo pensare alla concorrenza che potranno fare ai negozi presenti ma ad attrarre molti più clienti, grazie ad una offerta maggiore e migliore, che darà maggiore lavoro a  tutti”

LORO sanno che l’unione  l’Unione fa la forza.

….. ovviamente un’unione che possa avere delle dimensioni capaci di chiedere importanti risorse e non tre o quattro comuni per un totale al massimo di 10000 abitanti.

Un’unione che possa prendere il posto della provincia, ma una provincia che abbia a cuore il territorio appenninico e non i 20 Km al di qua ed al di là della via emilia, perchè vi ha sede e vi attinge i lavoratori.

Insomma continua ad essere chiaro che l’unione fa la forza….

gli unici a non capirlo sono i politici montanari

…..a partire da quei comuni che non si rendono conto che il loro futuro sta nella montagna e non a Parma o verso la pianura… come Fornovo.

2 thoughts on “Valli del Taro e del Ceno, ma quale successo turistico se metà del territorio provinciale non è nemmeno al 4 posto per presenze?

  • 8 Agosto 2017 in 13:57
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    L’unione dei comuni della pedemontana sta in alto alla classifica perché ancora qui c’è ricchezza, così come organizzata è un costo notevole che il territorio ricco paga in moneta sonante. Provate a controllare quanto costa Pedemontana siciale e quali servizi eroga….provate a sommare il costo dei dirigenti e personale doppiato, provate a controllare quanto risparmia in termini di servizi poi ne parliamo. Il reddito pro/capite dei cittadini della pedemontana è il piu alto in assoluto e questo conta nei bilanci comunali. Si dovrebbe iniziare a parlare di fusione dei comuni per poter sostituire efficacemente la soppressione della provincia.
    Tiziana Azzolini

  • 8 Agosto 2017 in 18:14
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    Sig.ra Azzolini,
    in val Ceno aleggia un fantasma, il fantasma di Pione. Un fantasma che ricorda cosa vuol dire fare fusioni di comuni. La comunità montana con soli 15 dipendenti ha fatto per le valli del Taro e del Ceno molto di più dei 500 della provincia….. e non era sicuramente la migliore delle comunità montane. Ma aveva la forza di progettare e trovare i soldi conoscendo il territorio per esperienza diretta e non per sentito dire o per una uscita domenicale all’anno (se va bene). Lo sa che per gli abitanti di Parma e circondario la provincia finisce a Fornovo?

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