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VIAGGIO NEL TEMPO IN CIMA ALLA ROCCA

Come promesso al termine della nostra passeggiata ad anello, oggi vi porteremo sulla cima del Groppo della Rocca, non sarà solo una salita spettacolare in termini di vedute e paesaggi, ma con un po’ di impegno e immaginazione riusciremo anche a tornare indietro nel tempo.

Lasciamo l’auto parcheggiata alla chiesa di Rocca Vecchia e ci incamminiamo fino al versante orientale del Groppo, qui prendiamo un sentierino, a fianco ad un palo della linea elettrica, che costeggia una recinzione e sale tra gli alberi.

Questa volta la grande roccia la teniamo alla nostra destra e, dopo una breve salita troveremo un masso con una scritta sbiadita:”Difficile”, giriamo allora a destra e subito a sinistra.

Fin dai primi passi possiamo notare come, la differenza di soli pochi metri rispetto all’altezza in cui siamo stati per effettuare l’anello intorno all’affioramento ofiolitico, sia abbastanza per cambiare completamente il terreno sui cui ci muoviamo.

Iniziamo a salire, a volte aiutandoci con le mani su un sentiero che chiamiamo in questo modo solo per abitudine ma che, di sentiero, ha ben poco, sono rocce con una lieve linea quasi immaginaria di un possibile passaggio; anche i segnavia, dei cerchi bianchi vuoti, sono pochi e spesso sbiaditi.

Se alziamo lo sguardo dalle rocce abbiamo da subito la fortuna di poter ammirare un meraviglioso scorcio paesaggistico di verdi campi e dolci pendii.

Si arriva poi ad un tratto quasi in piano e, guardando la cima ci troviamo sotto a caratteristici pinnacoli rocciosi.

Proseguendo arriviamo ad un passaggio abbastanza esposto, un canalino detritico, creatosi, probabilmente, a seguito di una colata detritica, ovvero di un movimento verso valle di materiale roccioso e terroso presente in un punto più alto.

Se si guarda verso il basso, nel passarlo, troviamo il vuoto, motivo per cui bisogna porre molta attenzione poiché, nonostante il Groppo della Rocca non sia una rupe con altezza particolarmente elevata, basta una distrazione o un piede appoggiato male per far diventare, la piacevole escursione, una tragedia.

Passato il canale proseguiamo la salita, rimanendo sempre abbastanza esposti, tra pianerottoli rocciosi e brevissimi tratti in cui appaiono i resti di un sentiero, probabilmente fatto dal passaggio di alcuni animali.

Nell’ultimo tratto si sale tra erba e alcuni esili alberelli fino a raggiungere la vetta a 710 metri.

Ci troviamo al centro, e, alla nostra destra, su un grosso masso, troviamo una croce; mentre a sinistra, su quella che è la vera cima della Rocca sono rimasti i resti dell’antica fortificazione; sì perché, è proprio qui che si conservano le testimonianze del primo insediamento umano stabile risalente all’età del bronzo, stabilmente abitato per circa quattro secoli.

Il forte sulla cima è noto solo dal 1206 a.C, quando risulta essere stato assediato dai piacentini.

Intorno al 1200 a.C, in un documento che descrive i confini di Varsi, si parla di alcune abitazioni collocate nell’ampio terrazzamento ad ovest della cima del Groppo, ormai interamente coperto dal bosco.

Si è andati ad occupare, quindi, una posizione non protetta sul terrazzamento pianeggiante ,la cui sicurezza era garantita dal forte potere locale dei Conti Scotti di Varsi – Gravago: è in questo modo che nasce la frazione di case Manganini. Incontrata durante la passeggiata ad anello raccontata in precedenza.

Torniamo al presente e lasciamo che il nostro sguardo si perda in tutte le direzioni, dalla cima si riesce a vedere il Castello di Bardi da una delle sue angolazioni più belle, incastonato su uno scoglio di Diaspro rosso, sovrastante il punto in cui il torrente Noveglia si unisce al torrente Ceno, non è difficile fare nuovamente un salto indietro e immaginare i giorni medievali vissuti da questi luoghi.

Rimaniamo incastrati tra passato e presente osservando dall’alto la chiesa dove abbiamo lasciato l’auto prima di partire e provando a sognare il tempo in cui ci si muoveva a piedi o a cavallo; osserviamo la verde cupola del monte Dosso e poi il corso del Ceno e, infine, ci apprestiamo a scendere per lo stessa via da cui siamo saliti.

Una volta giunti al punto di partenza torniamo a guardare in alto rendendoci conto di quanto sia semplice, delle volte, viaggiare nel tempo grazie ai luoghi che visitiamo e alla loro memoria che trattiene e conserva momenti, oggetti, storie e rovine di un passato nascosto ma indelebile.

 

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