“APOLLO XI”: locale adibito a casa di prostituzione sotto le apparenze di circolo ricreativo

Nella giornata di martedì 6 aprile 2021, i Carabinieri del Reparto Operativo di Parma, coordinati dalla Procura della Repubblica (PM dott.ssa F. Arienti), hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del capoluogo ducale nei confronti di quattro cittadini italiani (tre domiciliati a Parma ed uno in provincia di Reggio Emilia), gravemente indiziati di aver costituito una associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, e di aver adibito a casa di prostituzione un locale situato a Parma, denominato “Apollo XI”, che operava sotto le apparenze di un circolo ricreativo.

Le indagini -avviate in una prima fase nell’anno 2016 con la raccolta, da parte dei militari, di spontanee dichiarazioni rese da una ragazza di origine polacca che si prostituiva all’interno del locale e che, evidentemente stanca di prestare tal genere di attività, aveva chiesto aiuto ai Carabinieri di Parma- sono state riattualizzate nel corso dell’anno 2020, allorquando, sulla scorta di detto incipit iniziale, sono partiti accertamenti finalizzati ad ottenere riscontri rispetto al narrato della ragazza; ciò è stato fatto mediante appostamenti, assunzione di informazioni, captazioni tecniche.

Gli ulteriori accertamenti hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine alla stabile destinazione del locale a luogo di prostituzione, mediante l’impiego di una serie di ragazze di nazionalità estera (rumene, marocchine, colombiane) ed italiane, indicate fittiziamente quali socie dell’associazione e che invece si prestavano ad incontri sessuali a pagamento.

In particolare gli organizzatori hanno potuto favorire e sfruttare la prostituzione delle predette ragazze, pretendendo dai clienti del locale cui venivano proposte le prestazioni sessuali il pagamento di una somma di denaro a titolo di corrispettivo per la disponibilità (per il periodo di tempo concordato) di quattro vani adibiti a privés, all’interno dei quali venivano consumati i rapporti sessuali; a tale corrispettivo si aggiungeva poi quello consegnato dal cliente direttamente alla ragazza.

Gli arrestati sono i due gestori effettivi e referenti principali del locale (N.A. e P.L.), promotori ed organizzatori del gruppo criminale, nei confronti dei quali il GIP ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, e due loro stretti collaboratori (M.M. e S.A.), nei confronti dei quali il GIP ha disposto la misura degli arresti domiciliari.

Gli elementi indiziari acquisiti hanno consentito di ricostruire l’operatività del gruppo, nell’ambito del quale ciascuno svolgeva un preciso ruolo, in grado di selezionare un numero cospicuo di donne provenienti da varie regioni d’Italia, e con disponibilità di una struttura organizzativa ben consolidata, avendo a disposizione:

  • un locale adibito a night (che, come innanzi evidenziato, si presentava come circolo ricreativo);
  • due abitazioni a Parma, nelle quali erano ospitate le giovani donne da destinare al meretricio;
  • un’autovettura asservita all’illecita attività, utilizzata per condurre, giornalmente, le donne presso il locale in questione.

 

Nel corso dell’indagine è emerso che tutti e quattro gli indagati fornivano indicazioni alle ragazze su cosa fare all’interno del locale, sulle modalità di pagamento dei rapporti sessuali, sulle regole da rispettare, anche fuori dell’orario di lavoro.

Indicative in tale senso alcune intercettazioni in cui uno degli indagati rimproverava una delle ragazze perché, terminato di lavorare, era andata via con un cliente. L’uomo faceva capire alla donna di non dover intrattenere frequentazioni fuori dal locale, pronunciando nei suoi riguardi in maniera perentoria ed intimidatoria la seguente frase:”quando stai con noi, devi stare con noi…ok?”, facendo ben emergere l’assoggettamento delle giovani ai loro sfruttatori e l’esistenza di una sorta di patto di esclusiva.

Dall’analisi della documentazione bancaria si è potuto accertare che dall’illecita attività in quattro indagati hanno ottenuti cospicui introiti.

Nel solo 2020, periodo che, com’è noto, è stato caratterizzato da numerose limitazioni a causa della crisi pandemica in atto, si sono accertati introiti per oltre 100.000 euro.

Proprio in merito all’emergenza da coronavirus, vi è da sottolineare, che in svariati periodi di lockdown e di chiusura dei locali, incuranti dei rischi, gli indagati hanno continuato a svolgere la propria illecita attività. Per non essere sottoposti a controlli gli stessi hanno infatti variato gli orari di apertura anticipandoli al pomeriggio, il tutto pubblicizzato su social network e forum web specializzati.

Accogliendo la richiesta della Procura, il GIP ha disposto altresì il sequestro preventivo del locale al fine di evitare l’ulteriore protrazione dell’attività illecita e di agevolare la commissione di altri reati. L’immobile è stato affidato in custodia giudiziale al proprietario, risultato estraneo alla vicenda de qua.

 

L’operazione in questione appare di estrema importanza in quanto si è cercato di raggiungere un duplice obiettivo: da un lato, arginare il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione, soprattutto quella riferita a giovani ragazze; dall’altro, perseguire l’uso indebito e per scopi illeciti di locali apparentemente creati per finalità lecite.

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