UdU Parma realizza un video denuncia: più tutele per le fasce deboli

L’associazione studentesca UdU Parma ha realizzato un video denuncia sulla condizione degli studenti e delle studentesse B.E.S. (bisogni educativi speciali) all’interno dell’Ateneo di Parma.

Lo scopo del video è quello di riportare all’attenzione dell’opinione pubblica le gravi mancanze da parte dell’Università, in particolare il malfunzionamento del centro di accoglienza e inclusione (CAI). La disorganizzazione di questo servizio ha infatti causato non solo la sospensione dello sportello di counseling psicologico, sostegno necessario a tutti gli studenti e a tutte le studentesse, ma soprattutto ha causato la mancanza di quegli strumenti dispensativi e compensativi necessari a tutti gli studenti B.E.S. per garantire loro il diritto allo studio.

 

“Dopo aver ricevuto numerose segnalazioni sia dai ragazzi che usufruiscono di questo servizio che dai loro tutor, abbiamo deciso di muoverci, in qualità di associazione studentesca, portando all’attenzione delle Istituzioni Universitarie le molte, le troppe, mancanze di un servizio così delicato e cruciale”, spiega Roberto Panzera, coordinatore UdU-Parma. “Nonostante ci siano stati incontri con i responsabili di tale servizio, nonostante abbiamo portato varie mozioni nei diversi organi studenteschi per la corretta fruizione dello stesso, non siamo riusciti a raggiungere un risultato soddisfacente, considerato il fatto che ci è voluto quasi un anno per garantire un tutor ai richiedenti”.

La pandemia ha costretto tutti gli studenti universitari a dover seguire le lezioni da remoto, compresi gli studenti B.E.S; questa modalità a distanza non è tuttavia stata garantita per il servizio di tutoraggio, per cui durante il lockdown, ma anche in seguito, gli studenti beneficiari del servizio si sono visti privati di un grande supporto. “Dopo le numerose segnalazioni su tale problema ci siamo subito impegnati per tutelare questa categoria di studenti, chiedendo di garantire una conversione del servizio di tutoraggio, affinché anche questo fosse erogato in totale sicurezza e a distanza. Tuttavia, nonostante le nostre richieste siano state accolte (infatti ora, dopo molti mesi, gli studenti beneficiari possono ricevere il supporto anche da remoto), la disorganizzazione del servizio ha fatto emergere altri problemi”, dichiara il coordinatore.

 

All’interno della categoria dei B.E.S. possono rientrare tutti quegli studenti che richiedono un’attenzione speciale per svantaggi di tipo comportamentale, linguistico, fisico, sociale, economico, intellettivo ed emotivo. “Un grave errore che l’Università di Parma commette è il fatto che non ci sia una reale differenziazione tra i bisogni educativi speciali: le necessità di un 104 sono ben diverse da quelle di un DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), ma non solo, ci sono differenze anche tra diversi DSA, infatti chi ha un disturbo dell’apprendimento grave ha bisogno di uno strumento compensativo più forte di una mappa concettuale, come ad esempio intere frasi con più parole chiave”, continua Panzera. “Gli stessi docenti dovrebbero rendersi conto che questi non sono aiuti, ma sono strumenti necessari, un po’ come gli occhiali per un miope; inoltre è allarmante il fatto che i tempi d’attesa per ricevere gli strumenti informatici necessari per affrontare questa pandemia siano troppo dilatati, e bisogna fare qualcosa, non dobbiamo permettere che questi studenti si sentano lasciati da parte e che pensino di lasciare gli studi!”.

 

Conclude il coordinatore: “Spero che con questo video si possa aprire un dialogo costruttivo con le Istituzioni e che i ragazzi B.E.S. non si sentano soli, ma che sappiano che possono contare sia sui di noi e ci auguriamo anche sull’Università”.

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