[Veg & the Valley ep.3] – Se i cacciatori vanno a cena dai vegani…

Non giudicate e non vi sbaglierete mai – Jean Jacques Rousseau

 

Nell’ episodio 2 ho voluto raccontare una storia di pregiudizio, un preconcetto che vince sulle papille gustative. Oggi vi racconto un episodio di segno opposto, accaduto nella valle meno vegana del mondo, dove però tutto è possibile: anche che i cacciatori scelgano di mangiare vegano e che i vegani debbano ogni tanto ricredersi.

L’inverno era tornato carico di neve, come il primo che avevo passato qui nel borgo, da sola, cinque anni prima.

La settimana stava per finire e ormai non ci aspettavamo più di ricevere altre prenotazioni per il weekend. Invece una telefonata mi chiese due posti per la cena del sabato: “Siamo lì a *****, arriveremo per le sette, può andar bene?”

Certo che andava bene. Dopo aver riattaccato, pensai ad uno scherzo: a ***** ci vanno solo i cacciatori per le battute al cinghiale, in quel periodo.

Francamente perplessi, il sabato ci mettiamo ai fornelli per preparare un menù caldo e invernale, con i pisarei, le nostre patate al forno, l’arrosto vegetale, la mostarda, la torta di mele.

Alle sette, si presentano due uomini. Tra il divertito e l’imbarazzato, si accomodano al tavolo preparato per loro, accanto ad una giovane coppia vegan. Uno dei due indossava ancora l’inconfondibile giubbetto arancione ad alta visibilità. O mamma, avevamo davvero due cacciatori di cinghiali a cena! Incuriositi, iniziammo a pensare davvero ad uno scherzo. Avanzeranno tutto? Si saranno portati un salame in tasca e lo tireranno fuori facendo le solite battute? Gli piacerà quello che abbiamo preparato? Soprattutto, sapevano dov’erano?

Mangiarono tutto, fotografando le diverse portate e chiedendoci informazioni sugli ingredienti e sul vino. Al termine della cena, la lieve perplessità si era sciolta, da entrambe le parti. Ci svelarono quello che avevamo già capito e ci raccontarono di essere incuriositi; ci chiesero, come ci accade spesso, come eravamo finiti in questa valle e in questo borgo fuori dalle rotte.

Chiacchierammo un po’, ci salutammo cordialmente e, dopo che se ne furono andati, restammo a pensare che, questa volta, eravamo stati noi ad avere pregiudizi. I “cacciatori” avevano mostrato una grande apertura umana nei nostri confronti e noi, i “vegani”, eravamo rimasti troppo vicini ad un modo di pensare categorico e precostruito.

Non era finita lì. Il mattino seguente, ancora sotto la neve, ricevetti un messaggio sul telefono. “Vi abbiamo lasciato una bottiglia vicino al cancello; è un vino casalingo, speriamo vi piaccia”. Mi precipitai fuori in ciabatte in mezzo alla neve, di nuovo con il pensiero di uno scherzo giocato a sorpresa. Invece lì, in mezzo alla neve, una bottiglia di vino rosso era stata posata per noi.

Se mai mi leggerete, signori cacciatori: sì, il vino era buono. Grazie.

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